Padre Angelico Lipani

Il Venerabile Padre Angelico Lipani

In questo contesto storico-sociale “viene fuori l’immagine di un religioso che ha saputo e voluto osare con il coraggio e la novità dello Spirito, spesso intento a percorrere strade nuove, qualche volte al limite di quello che una certa tradizione cappuccina gli consegnava, capace di affrontare con impegno e carità situazioni complesse, convinto di potere rendere ragione e difendere le sue scelte.”[1]

“Una luminosa spiritualità e con una coinvolgente testimonianza di carità”[2] si può comprendere Padre Angelico, come “figura poliedrica”: 

  • Protagonista della storia di santità meridionale;
  • Contemplativo itinerante;
  • Apostolo della Carità (dalla parte dei figli dei minatori);
  • Figlio di S. Francesco (da parte di un massone);
  • Membro effettivo dei comitati ufficiali per l'assistenza alle famiglie dei minatori feriti;
  • Umile; Padrone; Scrittore; Innovativo; Educatore.
  • Tanti volti di una figura che siamo abituati a vedere solo attraverso il prisma di un "fondatore".

Caltanissetta è il cuore della Sicilia, sufficientemente piccola per mantenere viva la propria antica tradizione culturale, ma abbastanza grande per essere considerata una città che guarda avanti. Volgere lo sguardo indietro, alla Caltanissetta di fine Ottocento e trovarci in via Parrinello, oggi via Mussomeli, dove nacque nel 1842 Vincenzo Lipani.

La famiglia Lipani non era ricca, ma viveva agiatamente. Fin da piccolo Vincenzo manifestò un desiderio preciso: diventare Cappuccino per seguire le orme di suo cugino che nel 1856 si era fatto frate. Pietro, uno dei fratelli di Vincenzo, era già sacerdote, ma morì giovanissimo stroncato da una polmonite e per i genitori appariva difficile accettare la volontà del loro figlio più giovane di abbracciare la vita religiosa.

Vincenzo, era un giovanotto determinato, desiderava farsi Cappuccino, sentiva che quella era la sua strada. Ai 19 anni lasciò Caltanissetta e con la benedizione dei suoi genitori arrivò a Palermo, la sua fermezza nel seguire il Signore li aveva convinti senza ostacolare, così, quel progetto divino che Dio andava tessendo per il loro amato Vincenzo.

Nel Convento dei cappuccini, avvenne il primo incontro con Francesco d'Assisi, la vita comunitaria ritmata dai suoi momenti di preghiera, di lavoro e di formazione spirituale e religiosa non deluse Vincenzo, anzi rafforzò ulteriormente il suo desiderio di essere frate. Nell'ottobre del 1861 fu mandato a Caccamo per iniziare il noviziato, completare la sua formazione e indossare il saio francescano. Secondo l'usanza gli fu dato un nuovo nome per indicare l'inizio di una nuova vita: Angelico, un nome che indicava un progetto di vita. Vivere come un angelo, vivere come un instancabile messaggero della Parola di Dio. Era questo, del resto, il compito degli Angeli: portare nel mondo la voce di Dio.

Vincenzo aveva scelto un nome impegnativo, ma aveva di fronte a sé un esempio: un figlio di mercante che aveva dato vita a uno dei fenomeni religiosi più importanti della storia, quel giovane era Francesco d'Assisi.

Nel 1862 Angelico Lipani si trovava a Palermo per completare gli studi teologici e nel 1863 venne ammesso alla professione solenne. Ma improvvisamente il mondo sembrò crollargli addosso e i suoi progetti infrangersi, nel 1866 ci fu la soppressione degli ordini religiosi e la confisca dei beni. Il Sindaco di Palermo ordinò alle Comunità di abbandonare i Conventi. Fu un duro colpo per la Chiesa in Italia.

Nel 1872 quando la bufera della soppressione passò Angelico Lipani, a Caltanissetta, fu nominato rettore di una chiesetta fatiscente dedicata al Signore della Città. Oggi la festa del Signore della Città è la più sentita dei Nisseni. In questa chiesetta si trova il Crocefisso nero, un piccolo crocifisso che è stato ritrovato tra il 1300 e il 1400 in una grotta da alcuni Fogliamari. La chiesa e il crocefisso furono per Padre Angelico ciò che il recupero di San Damiano fu per Francesco d'Assisi.

Non è facile riassumere la vita di un uomo attivo e a modo suo moderno come Padre Angelico. Certamente fece scalpore, nel nisseno, l'attenzione con cui seguì i lavoratori delle miniere della zona e le loro famiglie. Settimane e settimane nelle viscere della terra a estrarre lo zolfo. Si trattava di un lavoro massacrante, gli incidenti erano numerosissimi, i minatori morti sul lavoro, in quegli anni, non si contavano, spesso si trattava di lavoratori giovanissimi, i famosi “carusi”, i ragazzi di 6-12 anni, costretti a scendere nelle viscere della terra per aiutare la famiglia, la quale li vendeva per avere un po' di soldi, ma ne perdeva le tracce, persino i loro nomi venivano sostituiti da nomignoli.

Padre Angelico trovò qui il suo campo di apostolato, curando le loro anime, ma soprattutto avvicinandoli alla fede. E nel momento della tragedia, il crollo della miniera di Gessolungo, diede vita a quello che sarà l'Istituto Signore della Città.

Padre Angelico era un prete colto, ma era soprattutto un profeta della carità, seppe fondere bene i suoi talenti e iniziò, così, ad occuparsi della crescita umana e spirituale degli orfani delle miniere. Fin dal principio aveva scelto di mettersi a disposizione dei più poveri, era una scelta obbligata perché aveva deciso di diventare un fedele discepolo di San Francesco d'Assisi.

Accanto alla chiesa di San Michele, P. Angelico costruì un convento cappuccino e sempre sulle tracce di S. Francesco, Angelico diede vita al terz'ordine francescano secolare a Caltanissetta.

La sua attività di assistenza cresceva, ma cresceva anche attorno a lui consenso e ammirazione. Molti nisseni e non, iniziarono a condividere il suo progetto di carità, ma è proprio da questa prima intuizione che iniziò a maturarne un'alta, ancora più impegnativa: dare vita a un istituto religioso femminile, dove le suore fossero votate come lui al servizio della gente. Iniziò così a prendere forma il progetto della fondazione delle Suore Francescane del Signore della Città, era il 1885.

I primi due mattoni del nascente istituto religioso furono Giuseppina Ruvolo e Grazia Padano, erano volontarie a tempo pieno. Alla loro formazione pensava P. Angelico e all'inizio del nuovo secolo era già una realtà. Sono trascorsi molti anni d'allora, non ci sono più le miniere, P. Angelico nel 1920, lasciava la vita terrena per raggiungere quel Gesù che tanto aveva amato e servito nei piccoli e nei bisognosi e lasciando l'odore della sua santità.

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[1] C. Naro, p. 23, 1996.

[2] C. Naro, p. 7, 1996.

 

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